Razionale dello Studio

TIMING TO MINIMALLY INVASIVE SURGERY AFTER NEOADJUVANT CHEMORADIOTHERAPY FOR RECTAL CANCER: A MULTICENTER RANDOMIZED CONTROLLED TRIAL

È ormai noto che il trattamento radiochemioterapico neoadiuvante ha stabilito dei buoni risultati nella riduzione del rischio delle recidive locali del cancro del retto, quando è seguito dalla TME (total mesorectal excision).
Nei tumori del retto basso, la sola chirurgia ha il 30% di sopravvivenza a 5 anni e una percentuale di recidiva locale del 55-65%, con un intervallo libero da malattia del 30-35%. La somministrazione preoperatoria di chemioterapia con fluoropirimidine ha migliorato il controllo locale sulle recidive del 7%.
L’intervallo di tempo tra la chirurgia ed il trattamento neoadiuvante, tuttavia, è ancora dibattuto. Studi retrospettivi hanno dimostrato negli ultimi anni che la regressione del tumore può essere lenta e non completa anche per mesi. Più recentemente, alcuni studi hanno dimostrato un aumento della percentuale della risposta patologica completa correlato ad un intervallo più lungo di attesa dopo il trattamento neoadiuvante, sebbene altre esperienze non abbiano evidenziato alcuna influenza di tale intervallo sulla pCR e sui risultati tecnici chirurgici.
Nel LYON trial la percentuale di pCR completa o quasi completa è aumentata dal 10.3% al 26% ed in altri studi retrospettivi è stata del 23-30%. Tali risultati possono essere interpretati con la relazione tra la radioterapia e la regressione tumorale: il danno sul DNA avviene durante l’irradiazione, ma la lisi cellulare si presenta entro le successive settimane. Un recente studio ha confrontato la risposta completa in 35 pazienti neoadjuvati suggerendo che il maggior effetto di downstaging avverrebbe tra la nona e la quattordicesima settimana dopo il trattamento.
Nello Stockholm III trial, inoltre, è stata riportata una percentuale significativamente bassa di complicanze post-operatorie nel gruppo lungo, anche se non descritte in altri studi dove la morbilità e le complicanze erano sovrapponibili al trattamento standard.
Tutte queste esperienze presentano tuttavia alcuni biases: assenza di randomizzazione, la scelta personale del chirurgo sull’intervallo dopo neoadiuvante, differenti stadi patologici e risposta al trattamento neoadiuvante, che possono aver influenzato in qualche modo i risultati.